Editoriale – Ottobre 2023

IL SALUTO DI DON MICHELE

di don Michele Falabretti

via Editoriale

Cari Amici,
il Consiglio Permanente ha nominato il nuovo responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale giovanile per il prossimo quinquennio: don Riccardo Pincerato della Diocesi di Vicenza. Lo accolgo insieme a tutti voi con grande gioia e fiducia.

Volgo lo sguardo al passato con riconoscenza e con la volontà di esprimerla: questo è per me un bisogno insopprimibile.
Anzitutto vorrei ringraziare ciascuno di voi per l’amicizia sincera di cui ho potuto godere. Evidentemente la visione delle cose non è sempre stata in sintonia con quella di tutti, ma questo non ci ha impedito di incontrarci, di parlarci, di confrontarci con rispetto, amicizia e affetto. Sento che questo ha creato nel tempo un legame profondo e misterioso, per me affascinante. Non ho in mente scontri o momenti particolarmente aspri, ma mi rendo conto che forse per qualcuno non sono sempre stato all’altezza delle aspettative, che talvolta sono stato deludente nel capire le persone o i loro modi di essere e di fare: chiedo perdono e comprensione per i miei limiti.

Alla CEI devo riconoscenza per avermi coinvolto in un’avventura che ho sempre ritenuto immeritata. Un’esperienza che mi ha fatto vedere il mondo. Soprattutto quello italiano, di cui pensavo di conoscere qualcosa ma che un po’ alla volta mi si è rivelato come molto più grande e più bello di quanto immaginassi. Penso ai luoghi, certo: l’Italia è davvero un paese meraviglioso. Ma soprattutto penso alle persone, alle storie e tradizioni cristiane, alla fede e alla spiritualità che attraversa il Paese più del genio artistico (che spesso ne è solo un’espressione).

Ho avuto a che fare con tutte le “categorie”: uomini e donne, laici, preti e religiosi, vescovi. Ma le penso come persone, per me più importanti di qualsiasi ruolo o funzione. Spesso mi avete accolto e ospitato, non di rado a tavola e nelle vostre case. Ho ascoltato molto, ho ricevuto accoglienza, rispetto e fiducia: non me ne sono mai andato da un posto con la sensazione di essere stato mal sopportato o di non aver imparato qualcosa. La storia di fede delle chiese in Italia, con le sue tradizioni, è davvero straordinaria e non c’è niente come girare per poterla capire e in un certo senso toccare. Altre volte siete stati voi a raggiungermi nei luoghi dove ci siamo dati appuntamento per i convegni o le esperienze formative: sono sempre stati incontri pieni di festa e ho sempre atteso quelle giornate, perché sapevo della loro carica vitale per la mia vita e per la vita di tutti. Non c’è nessuno che non mi abbia insegnato qualcosa.

Io non so se sono stato un buon direttore, lo dico davvero. So di aver fatto molte cose, ma tendo (per carattere) a vedere soprattutto i limiti e gli errori di ciò che faccio. Sento che ci sono cose importanti che non sono riuscito a fare: qualche volta perché sono stato pigro, altre volte perché mi sono lasciato condizionare da troppe cose, soprattutto dalle paure; altre volte ancora perché non ho avuto l’intelligenza necessaria per trovare e percorrere le giuste strade. Chiedo sinceramente perdono, nella speranza che si veda, almeno, che del lavoro ho sempre cercato di avere cura.

Un pensiero speciale lo rivolgo a chi ha lavorato in ufficio con me, in particolare a suor Armanda, a Pamela e a Rossella: siamo stati una famiglia e con questo spirito abbiamo vissuto insieme in tutti questi anni. Molte volte mi sono portato via meriti che andavano soprattutto a loro. Grazie!

Una parola la voglio spendere per don Riccardo: accoglietelo e aiutatelo, sostenetelo e soprattutto vogliategli bene perché ha accettato un ruolo complesso e non sempre facile. Già solo per questo va stimato e accolto con benevolenza e gratitudine. Trova un lavoro fatto, ma deve sentire anche la libertà di fare le sue scelte: nella condivisione con tutti voi e nell’amicizia sincera, sarà più facile fare quelle giuste. Siate tutti voi i primi a creare queste condizioni.

Torno a casa, nella mia Bergamo, a disposizione di una parrocchia; sereno, con un bellissimo bagaglio di esperienza: quest’anno sono trent’anni che sono prete e li ho spesi tutti per la pastorale giovanile; non potrei essere più grato di così.

Vi abbraccio tutti, mettendo nella parola grazie tutto ciò che posso per dire che mi sento debitore con voi e con la Chiesa per ciò che mi è stato dato di vivere.