DICE GESU’ BAMBINO…
di don Antonio Vitali
via Editoriale
Quando ho aperto gli occhi la prima cosa che ho visto è stata la mia mamma, dice Gesù Bambino.
Mi ha accarezzato il suo dolce sorriso. Il volto bellissimo di una ragazza della mia terra, quella terra che mio Padre aveva scelto per il suo popolo.
Avrei voluto non staccarmi da lei e lasciarmi avvolgere dalla sua tenerezza, ma c’era gente attorno, c’era quella confusione mista alla gioia tipica di quando nasce un bimbo. Un bimbo per di più sperato, atteso e fortemente voluto.
Giuseppe era in agitazione per la mamma senza togliere gli occhi un istante da me. Sembrava persino che avesse timore nel prendermi in braccio.
L’inizio è stato proprio meraviglioso. Mi sono sentito a casa mia, accolto e amato. Ho cominciato poi a guardarmi attorno, dice Gesù Bambino, e ho visto la paglia, la mangiatoia, la capanna e ho capito subito che non sarebbe stato facile. Non è stato difficile scorgere tra le pareti il simbolo della croce. Non la croce che sarebbe stata appesa ai muri di tante case o portata al collo da milioni di persone. Quella che vedevo era una croce vera, segno di un futuro fatto di sacrificio, abnegazione e morte.
Ma la croce era ancor più visibile nel cuore delle persone che popolavano la capanna quella notte. Quante croci, quanto dolore! Ciascuno aveva un problema, un dubbio, una sofferenza custodita e mai confessata.
So, dice Gesù Bambino, che non tutti speravano in un mio aiuto. O meglio, lo speravano ma nel loro cuore non lo ritenevano raggiungibile. Ero troppo piccolo, troppo debole, inerme. Quello però che non sapevano è che io ascoltavo, ascoltavo sul serio e capivo perfettamente. Per il semplice fatto che non parlavo ancora, tutti pensavano che non fossi capace di amare e tanto meno di aiutare.
Tutti pensavano che la speranza, se mai ci fosse stata, fosse qualcosa che riguardava il futuro. Perché ero piccolo…ero solo un bambino.
Ma quello che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio e infatti quella notte qualcosa di grande è accaduto veramente.
C’era un bambino quella notte. Trascinato forse a forza. Si annoiava e non capiva il perché del suo essere in quel luogo. Poi mi ha guardato e incrociando il mio sorriso ha capito di aver trovato un compagno di giochi. Quello che cercava…e in me l’ha trovato.
Vedo ancora quel giovane, in disparte, vicino alla porta. Attirato più che altro dalla curiosità. Diceva di non credere, diceva di non avere voglia di niente, dimostrava solo rabbia. Lo diceva con la bocca, ma il suo cuore era pieno di entusiasmo e di speranze per l’avvenire. Non voleva confidarsi e intanto mi guardava. In realtà si era già confidato e, senza saperlo, era già in preghiera perché tutti quelli che vogliono un mondo migliore e più giusto sono sempre in preghiera, a contatto con l’Eterno, con Colui che ha fatto il mondo nel miglior modo possibile.
Quella notte, dice Gesù Bambino, tutti portavano qualcosa a mia madre: c’era gente generosa, piena di premure. Anche se qualcuno nel profondo del cuore offriva non senza interesse, forse sperava in una buona parola, in una raccomandazione…pochi sanno dare solo per il gusto di dare. Ma questo non è importante perché il gesto in sé è già simpatico e a noi, in certe occasioni, questo basta.
Portavano cose ai miei e a me? Cosa si può portare ad un bambino appena nato? Di certo non cose, anche se preziose. Ad un bambino si può portare solo affetto. Ed è proprio questo quello che ho sempre cercato: il cuore, la parte più intima di una persona.
Di fronte ad un bambino che ti sorride, anche il tuo cuore riprende a pulsare. Se poi questo bambino sorride solo a te, solo perché sei tu e solo perché sei lì, allora ti senti grande, al centro dell’attenzione di uno che non ha altro fine se non quello di sorriderti con tenerezza.
Anche tu, dice Gesù Bambino, tu che porti alla grotta il tuo cuore carico di sofferenza, di delusione e di dolore, anche tu che vedi buio nel tuo futuro, anche tu che te ne stai in un angolo pensando che non c’è più niente da fare, sì, proprio tu, sappi che questa notte un bimbo ti guarda e ti sorride.
Alza lo sguardo e cerca tra il via vai della tua vita quel volto, l’unico volto capace di spalancarti le porte verso una nuova voglia di combattere e di non mollare mai, neanche un istante e per nessun motivo.
Ma la grandezza di quella notte, tra le tante, dice Gesù Bambino, sta anche nel fatto che tutti, allo stesso modo e nel medesimo istante, si son sentiti guardati da me e tutti, nel medesimo istante, hanno assaporato il mio sorriso.
Non un po’ uno e un po’ l’altro…tutti e sempre!
L’unica condizione: lasciarsi guardare, cercare lo sguardo di Dio senza paura. Questo è il vero miracolo che cambia il mondo. Dio ormai è qui e fa così.
Poi arriveranno le parole ma, intanto, ti guarda e ti sorride come ad una persona speciale.
Questo più di 2000 anni fa a Betlemme…ma, dice Gesù Bambino, il miracolo sta per succedere ancora questa notte per te, per te che sei qui, magari con poca voglia o poca fede, magari con mille pensieri.
Lasciati guardare e la tua vita riprenderà luce e colore.
Buon Natale!