Editoriale – Gennaio 2022

SETTIMANA DELL’EDUCAZIONE

via Editoriale

di Luca Gregorelli

“Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura.”

Così scrive Papa Francesco nella sua lettera apostolica Evangelii Gaudium (n.48), manifesto programmatico di tutto il pontificato. Ma perché il Papa ci chiede questo?

Ce lo chiede perché negli ultimi decenni le cose sono molto cambiate: non possiamo pensare di proporre ai nostri ragazzi e giovani ciò che proponevamo 20 o 30 anni fa. Non solo la pandemia, ma anche la velocità dell’evoluzione tecnologica il cambiamento del nostro modo di vivere e molto altro hanno portato nelle giovani generazioni un ribaltamento delle priorità.

Ecco allora alcuni spunti di riflessione che potranno fare da sfondo alla settimana dell’educazione 2022, che come lo scorso anno, purtroppo, si tiene in “versione ridotta” a causa dell’andamento dell’epidemia (si terranno su questo temna gli incontri di fine gennaio per postcresima, adolescenti e giovani).

Il Papa ci chiede di uscire ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. Dobbiamo chiederci, allora, per prima cosa, a chi spetta il compito di comunicare la fede. Facendoci aiutare da due testi, citati di seguito, proviamo a indagare a riguardo

  1. Alla Parrocchia. La comunità è come sempre il luogo preposto all’esperienza di fede. Ma è davvero capace di insegnarla e di trasmetterla ancora? “Le parrocchie oggi sono essenzialmente luoghi di esercizio della fede: luoghi che presuppongono in coloro che li frequentano una fede nel Vangelo già presente e una qualche dimestichezza con la prassi della preghiera. Una Chiesa così, che non insegna a credere e a pregare non potrà apparire molto interessante alla prima generazione incredula dell’Occidente. La parrocchia non è stata ancora attraversata da strutturali modifiche in relazione al difficile rapporto tra i giovani e la fede.”(A.Matteo, La prima generazione incredula, Soveria Mannelli 2010)
  2. Alla Famiglia. E’ il primo luogo dell’annuncio della fede, è anche il luogo dove si insegna a pregare. Il suo ruolo non può essere delegato a nessuno: “L’evangelizzazione è compito della Chiesa. Ma questo soggetto dell’evangelizzazione è ben più di una istituzione organica e gerarchica, poiché anzitutto è un popolo in cammino verso Dio. Si tratta certamente di un mistero che affonda le sue radici nella Trinità, ma che ha la sua concretezza storica in un popolo pellegrino ed evangelizzatore, che trascende sempre ogni pur necessaria espressione istituzionale.”(Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n.111)

“Ecco, la preghiera irrompe come aria fresca nel cuore e nella mente: è come un aprire le finestre del proprio io e un lasciarsi irrorare dall’aria pulita di Dio, che si chiama Spirito Santo…Ebbene, dove si insegna la preghiera? Se non c’è la preghiera non c’è la fede.”(A.Matteo, La prima generazione incredula, Soveria Mannelli 2010).

  1. Ai “laboratori della fede”. È necessario rimettere al centro l’annuncio della fede, altrimenti le nostre comunità rischiano di essere delle ONG che offrono tanti bei servizi sociali, ma niente di più. “Il passo da compiere è quello di trasformare le comunità ecclesiali in luoghi dove si impara a credere e dove si impara a pregare (…) nel tessuto quotidiano, feriale, ordinario dell’intera comunità cristiana che dovrà testimoniare una generosa apertura e attenzione nei confronti dei giovani.” (A.Matteo, La prima generazione incredula, Soveria Mannelli 2010).

C’è sempre un rischio da tenere presente: quello di parlare un linguaggio diverso rispetto a quello dei ragazzi, di dire cose ma di non rispondere alle domande che vengono dal profondo del loro cuore. Fondamentale oggi più che mai è suscitare in loro la domanda di fede, che sembra un po’ sopita. L’unico modo per farlo è la testimonianza. La chiesa non funziona per proselitismo ma per attrazione.

Ecco allora che non possiamo proporre soluzioni, ma atteggiamenti:

  1. Accoglierli anche se sembrano distratti o lontani.
  2. La pazienza di chi aspetta i tempi di Dio: “uno semina, l’altro miete” (cfr. Gv 4, 37)
  3. Annunciare la gioia dell’essere cristiani: l’obiettivo del Vangelo (Buona Notizia) è la felicità, Beati voi… (cfr. Mt 5)

“Quanto gli piace che nella preghiera tutto questo sia portato a Lui! Quanto spera che tra tutti i contatti e le chat di ogni giorno ci sia al primo posto il filo d’oro della preghiera! Quanto desidera che la sua Parola parli ad ogni tua giornata, che il suo Vangelo diventi tuo, e che sia il tuo “navigatore” sulle strade della vita!

Mentre ti chiede di venire a casa tua, Gesù, come ha fatto con Zaccheo, ti chiama per nome. Tutti noi, Gesù chiama per nome. Il tuo nome è prezioso per Lui.” (Omelia di Papa Francesco alla S.Messa della XXXI Giornata Mondiale della Gioventù, Cracovia 31/7/2016)