Editoriale – NATALE 2020

di Luca Gregorelli

via Editoriale

Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo”.
14 Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15  dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Dall’Egitto ho chiamato mio figlio. (Mt 2,13-15)

Resta là finchè non ti avvertirò. Sembrano parole pronunciate oggi e rivolte direttamente a noi. State in casa finchè l’emergenza non sarà finita: quante volte l’abbiamo sentito in questo 2020 così tormentato. Anche la famiglia di Gesù ha dovuto sacrificarsi, rinunciando a far festa per quel bimbo appena nato. Anche Maria e Giuseppe hanno dovuto  cambiare le proprie abitudini per sfuggire ad un nemico che li stava inseguendo. Anche loro sono rimasti lontani dai loro affetti e dai loro amici per evitare che il pericolo che incombeva su di loro coinvolgesse anche quelli che gli stavano più a cuore.

Ma, anche quando tutto poteva sembrare cupo, Maria e Giuseppe non hanno mai perso la speranza, fiduciosi del fatto che le promesse di Dio erano per una vita di luce, non di tenebre, di incontro, non di quarantena, di gioia e non di lutto.

E noi? Siamo ancora capaci di guardare oltre l’orizzonte di buio che ci circonda per far entrare la speranza nelle nostre giornate? Saremo pronti a fare la nostra parte per ridare la speranza a chi l’ha persa, quando, come il popolo di Israele dopo 430 anni di schiavitù, ci sentiremo dire: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio?  

Che sia per tutti un Natale di speranza!