via Editoriale
di S.E.Mons. Corrado Sanguineti, Vescovo di Pavia
Cari amici,
desidero rendermi presente a voi, nelle vostre case, nelle vostre famiglie, in questi giorni di prova per tutti e per alcuni in modo particolare: per chi è malato, per chi ha dei familiari ricoverati, per chi ha vissuto un lutto, per coloro che rischiano di perdere il lavoro o vedono un futuro incerto, per i bambini, con la loro fatica di essere chiusi da settimane in casa, per qualche tensione che può nascere nelle famiglie.
L’impressione è che ci aspetti una Pasqua singolare, per certi aspetti pesante, o vuota. Non potremo vivere insieme le celebrazioni liturgiche così ricche e suggestive. Non potremo portare i bambini a fare il giro nelle chiese in Venerdì Santo per vedere gli altari adornati di fiori e candele. Non faremo pranzi con tutti i parenti, né gite fuori porta al Lunedì dell’Angelo.
Proviamo però a scoprire insieme che doni sono nascosti in questa Pasqua, che ricchezza è offerta a noi.
- Riscoprire il desiderio di essere presenti, di partecipare a quel gesto fondamentale che è celebrare il Signore, incontrare il Signore nella liturgia, nella messa, nella preghiera corale e comunitaria: ce ne accorgiamo, le celebrazioni da casa, in TV, in streaming, sui social, offerte con dedizione da tanti sacerdoti, non valgono come l’esserci, perché ciò che avviene nella messa, nella liturgia non è una bella coreografia, una bella cerimonia, è l’accadere di un mistero e di una presenza. Forse non poter vivere di persona le celebrazioni, non poter da settimane andare a messa e ricevere l’Eucaristia, ridesta il desiderio di Gesù, il desiderio di essere comunità.
- Spogliati di tutto, attraverso l’aiuto sostitutivo delle celebrazioni seguite da casa, possiamo ritrovare il cuore profondo della Pasqua: guardare e rivivere nella memoria, nella preghiera, nell’ascolto della Parola, soprattutto del Vangelo, l’avvenimento di Gesù che muore per amore e che nella sua risurrezione apre un varco nel muro impenetrabile della morte. In questi giorni, soprattutto nel Triduo pasquale, lasciamoci prendere per mano e accompagniamo Cristo negli eventi drammatici e luminosi della sua passione, morte e risurrezione. Il silenzio che avvolge le nostre città e paesi, le nostre strade può riempirsi di una Presenza da amare e a cui affidarci.
- Al centro di questi giorni c’è il mistero di una vita che risorge, vince la morte, proprio perché è una vita donata, non tenuta per sé: così è stato per Gesù. Nella sera dell’ultima cena, ecco i segni di questa vita donata: la lavanda dei piedi, il nuovo comandamento dell’amore fraterno, il dono dell’Eucaristia, il corpo dato e il sangue versato nei segni del pane spezzato e del vino condiviso con i suoi amici. Vivere la Pasqua è accogliere la vita come dono: dono di cui non siamo padroni e proprietari, dono che cresce e diventa fecondo solo se è condiviso. Nei rapporti in famiglia, nel perdono reciproco, nell’attenzione semplice a chi può avere bisogno di aiuto (anche solo una telefonata), nell’accettazione del presente che ora ci è chiesto di abbracciare.
Se vivremo così questi giorni, ne usciremo più ricchi, più lieti, più carichi di speranza: «In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfr Is 42,3), che mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza» (Papa Francesco). Sia questa la nostra Pasqua!
+ Corrado, Vescovo