Editoriale – Pasqua 2020

via Editoriale

di S.E.Mons. Corrado Sanguineti, Vescovo di Pavia

Cari amici,

desidero rendermi presente a voi, nelle vostre case, nelle vostre famiglie, in questi giorni di prova per tutti e per alcuni in modo particolare: per chi è malato, per chi ha dei familiari ricoverati, per chi ha vissuto un lutto, per coloro che rischiano di perdere il lavoro o vedono un futuro incerto, per i bambini, con la loro fatica di essere chiusi da settimane in casa, per qualche tensione che può nascere nelle famiglie.

L’impressione è che ci aspetti una Pasqua singolare, per certi aspetti pesante, o vuota. Non potremo vivere insieme le celebrazioni liturgiche così ricche e suggestive. Non potremo portare i bambini a fare il giro nelle chiese in Venerdì Santo per vedere gli altari adornati di fiori e candele. Non faremo pranzi con tutti i parenti, né gite fuori porta al Lunedì dell’Angelo.

Proviamo però a scoprire insieme che doni sono nascosti in questa Pasqua, che ricchezza è offerta a noi.

  1. Riscoprire il desiderio di essere presenti, di partecipare a quel gesto fondamentale che è celebrare il Signore, incontrare il Signore nella liturgia, nella messa, nella preghiera corale e comunitaria: ce ne accorgiamo, le celebrazioni da casa, in TV, in streaming, sui social, offerte con dedizione da tanti sacerdoti, non valgono come l’esserci, perché ciò che avviene nella messa, nella liturgia non è una bella coreografia, una bella cerimonia, è l’accadere di un mistero e di una presenza. Forse non poter vivere di persona le celebrazioni, non poter da settimane andare a messa e ricevere l’Eucaristia, ridesta il desiderio di Gesù, il desiderio di essere comunità.
  2. Spogliati di tutto, attraverso l’aiuto sostitutivo delle celebrazioni seguite da casa, possiamo ritrovare il cuore profondo della Pasqua: guardare e rivivere nella memoria, nella preghiera, nell’ascolto della Parola, soprattutto del Vangelo, l’avvenimento di Gesù che muore per amore e che nella sua risurrezione apre un varco nel muro impenetrabile della morte. In questi giorni, soprattutto nel Triduo pasquale, lasciamoci prendere per mano e accompagniamo Cristo negli eventi drammatici e luminosi della sua passione, morte e risurrezione. Il silenzio che avvolge le nostre città e paesi, le nostre strade può riempirsi di una Presenza da amare e a cui affidarci.
  3. Al centro di questi giorni c’è il mistero di una vita che risorge, vince la morte, proprio perché è una vita donata, non tenuta per sé: così è stato per Gesù. Nella sera dell’ultima cena, ecco i segni di questa vita donata: la lavanda dei piedi, il nuovo comandamento dell’amore fraterno, il dono dell’Eucaristia, il corpo dato e il sangue versato nei segni del pane spezzato e del vino condiviso con i suoi amici. Vivere la Pasqua è accogliere la vita come dono: dono di cui non siamo padroni e proprietari, dono che cresce e diventa fecondo solo se è condiviso. Nei rapporti in famiglia, nel perdono reciproco, nell’attenzione semplice a chi può avere bisogno di aiuto (anche solo una telefonata), nell’accettazione del presente che ora ci è chiesto di abbracciare.

Se vivremo così questi giorni, ne usciremo più ricchi, più lieti, più carichi di speranza: «In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfr Is 42,3), che mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza» (Papa Francesco). Sia questa la nostra Pasqua!

+ Corrado, Vescovo

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