“ … GLI OCCHI SONO FATTI PER GUARDARE, LA BOCCA PER PARLARE, LE ORECCHIE ASCOLTANO – NON SOLO MUSICA – LA TESTA PENSA….”
Questa settimana ho avutola fortuna di vivere con i giovani il Giubileo dei Giovani: che spettacolo!
Spettacolo di entusiasmo, di domande vere, di desiderio di vita!
Chi li incontra da vicino — come educatore, come psicologo, sacerdote, genitore, o semplicemente come adulto attento — sa che, sotto la superficie di certe fragilità, si muove un’energia singolare e dirompente. Un’energia che non va corretta, ma compresa. Che non va forzata, ma accompagnata con rispetto e pazienza.
Pazienza dunque….quella che forse un po’ ci manca, perchè anche noi, viviamo spesso in continua “accelerazione” e anche noi, come adulti intendo, corriamo il rischio di “perdere l’equilibrio” vivendo, come tutti, dentro questa moderna società digitalizzata, spesso in ansia per avere tutto e subito. In campo educativo peró, lo sappiamo, non funziona così!!
Ognuno di noi, in fondo, lo sa per esperienza personale: cresciamo e fioriamo quando qualcuno ci guarda con fiducia, con amore gratuito, con attesa generativa.
C’è una bellezza discreta nei giovani, anche nei giovani di oggi, che si lascia intravedere solo da chi non ha fretta di arrivare, di definire, di giudicare. È la bellezza di chi cerca il senso delle cose anche quando non sa nominarlo. È il desiderio di trovare adulti che non arrivino con soluzioni in tasca imponendo loro un ruolo e la pretesa di riconoscimento, ma con tempo da offrire, domande da condividere, fiducia da seminare.
Chi lavora accanto ai giovani lo sa bene: quando vengono accompagnati con serietà, riconosciuti nel loro valore sanno restituire il meglio.
Allora riusciamo a leggere nei ragazzi una dinamica diversa, più profonda, riusciamo ad intuire che i giovani hanno bisogno di sentire sostenute tutte le dimensioni della loro personalità, anche quella della fede.
I giovani non hanno abbandonato la fede, ma chiedono un nuovo che avanzi, uno stile diverso che conduca dritti dritti al cuore della questione: l’amicizia con Gesù e l’ascolto della sua Parola.
Forse, i giovani di oggi non ci chiedono spiegazioni astratte troppo filosofiche, ma esperienze vere. Cercano comunità ospitali, linguaggi capaci di accendere le domande profonde.
Hanno sete di autenticità, di una spiritualità incarnata e vissuta, che non si accontenta dei riti, ma che conduca all’incontro personale con Gesù che accende il cuore e fa vivere la bellezza di una relazione viva, da cui scaturisca la gioia di “sporcarsi davvero le mani” con la vita vera, con il mondo degli ultimi, con la passione per una società e una politica rinnovate nel Vangelo.
Papa Leone, nel Giubileo dei Giovani, lo ha detto senza troppi giri di parole, invitando i giovani a non essere spettatori, ma protagonisti del Vangelo. Ma è una chiamata che riguarda anche noi adulti. Siamo disposti a smettere di dirigere e iniziare ad accompagnare? Siamo pronti a lasciarci cambiare da loro, mentre li accompagniamo? Forse è davvero il tempo di “disciplinare un po’ la lingua”, cioè spesso parliamo troppo dei giovani, e camminiamo poco con loro. Proviamo a farlo… facciamolo con delicatezza, con fermezza, con rispetto, con la convinzione che portano già dentro di sé una grazia preziosa, che la società -e anche la Chiesa- ha oggi più che mai bisogno di accogliere. La Chiesa, proprio perché è madre, saprà ascoltare questo bisogno profondo, accoglierlo con amore, e accompagnarlo con intelligenza e fedeltà. Perché, forse, essere madre non vuole dire esercitare con severità un ruolo, ma con tenerezza custodire la forza e io coraggio di generare sempre nuova vita, libertà, fiducia e futuro.
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“CHI SIETE VENUTI A CERCARE?”
“Chi siete venuti a cercare?”
Facendo eco alla domanda che nel 2000 Giovanni Paolo II rivolse ai giovani presenti alla Giornata Mondiale della Gioventù, anche il milione di giovani accorsi a Roma del 2025, i cosiddetti “ragazzi del Giubileo”, come vengono chiamati sui social, si sono sentiti interpellati da questa domanda in più di un’occasione.
“Chi siete venuti a cercare?”, non che cosa. Non uno sballo, non il divertimento fine a se stesso, non solo un’emozione grande, ma un incontro.
L’incontro con altri giovani che hanno raggiunto Roma per lo stesso motivo, che ha fatto respirare nei giorni del Giubileo l’universalità della Chiesa, l’appartenenza ad una comunità che non ha confini, in cui c’è posto per “todos, todos, todos”, come disse Papa Francesco a Lisbona.
L’incontro con il successore di Pietro, Leone XIV, che si è quasi fatto da parte per lasciare spazio ad un altro incontro, quello principale, quello con Cristo: “Comprare, ammassare, consumare, non basta. Abbiamo bisogno di alzare gli occhi, di guardare in alto, alle «cose di lassù», per renderci conto che tutto ha senso, tra le realtà del mondo, solo nella misura in cui serve a unirci a Dio e ai fratelli nella carità, facendo crescere in noi «sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità», di perdono, di pace, come quelli di Cristo”.
Ho avuto la gioia e la grazia di accompagnare il gruppo diocesano in questi giorni così speciali.
E anch’io, come ha scritto il nostro Vescovo Corrado in un bellissimo messaggio a loro rivolto, sono stato edificato da loro, dalla loro preghiera intensa, dalla gioia contagiosa che sempre si percepiva, anche nei momenti dove la fatica si faceva sentire, dall’accettare serenamente i disagi che inevitabilmente si incontrano in questi grandi eventi.
In questi giorni si sono letti e sentiti commenti di ogni tipo sui “ragazzi del Giubileo”. Io però ho visto i loro sguardi, ho sentito le loro domande, ho condiviso le loro fatiche. E in loro ho visto autenticità, cosa che in chi commenta invece non c’è. Ho visto e sentito la loro sete di verità, non quella dei social o della società woke che, pur sostenendo il contrario, vuole tutti omologati come automi, prodotti da vendere e acquistare, non “una” verità ma la verità.
E la verità, la risposta a questa sete, non è un qualcosa da avere o un qualcuno da diventare, ma un incontro. L’incontro con colui che ha detto “Io sono la via, la verità e la vita”. Ed è proprio Lui che abbiamo incontrato a Roma.
Grego
